Banca d'Italia, sondaggio tra le imprese sugli effetti del Covid-19


 di: redazione




Anche la filiale di Piacenza della Banca d’Italia, diretta da Carmela Lanza, ha partecipato - con un focus sulle province di Piacenza e di Reggio Emilia - alla realizzazione della pubblicazione statistica SONDAGGIO CONGIUNTURALE SULLE IMPRESE INDUSTRIALI E DEI SERVIZI–2020, che presenta i risultati dell’indagine effettuata nei mesi di settembre e ottobre.
E' stato reso noto anche il rapporto L'ECONOMIA DELL’EMILIA-ROMAGNA, AGGIORNAMENTO CONGIUNTURALE, in cui confluiscono alcuni dei risultati del suddetto sondaggio a livello regionale.
 
Sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi - 2020

Secondo le imprese dell'industria in senso stretto e dei servizi con almeno 20 addetti, nei primi nove mesi dell'anno le vendite hanno fortemente risentito degli effetti della pandemia di Covid-19. Le attese per i prossimi sei mesi, rilevate prima del recente nuovo peggioramento della situazione epidemiologica in Italia, sono lievemente positive nell'industria ma rimangono pessimistiche nel comparto dei servizi.
La riduzione della domanda di lavoro è stata meno intensa di quella dell'attività economica. Le conseguenze del netto calo delle vendite sulle ore lavorate e l'occupazione sono state mitigate dal ricorso alle misure di sostegno all'impiego. La redditività aziendale si è ridotta. La domanda di prestiti bancari nella prima parte dell'anno è aumentata marcatamente a causa del maggior fabbisogno di liquidità. L'incertezza sull'evoluzione delle prospettive economiche e la flessione delle vendite si sono associate a un intenso ridimensionamento degli investimenti nell'anno in corso rispetto ai piani formulati alla fine del 2019. Nel prossimo anno circa metà delle imprese prevede di mantenere stabile la spesa, mentre le restanti aziende anticipano un possibile rafforzamento dell'accumulazione di capitale.
Anche nel comparto edile si prospetta un forte calo della produzione nel 2020, nonostante un evidente miglioramento nel secondo semestre.
Le attese sull'occupazione prefigurano una stabilità per il complesso dell'anno. Per il 2021 le imprese prevedono un deciso recupero della produzione totale: il 57 per cento si aspetta un aumento, a fronte del 15 per cento che ne prevede una riduzione.
La ripresa sarebbe sospinta sia dall'edilizia residenziale sia dalla produzione di opere pubbliche.
 
 


L'economia dell'Emilia-Romagna - Aggiornamento congiunturale
 
Nel primo semestre dell'anno in corso la diffusione della pandemia di Covid-19 ha avuto pesanti ripercussioni sull'attività economica in Emilia-Romagna. L'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d'Italia ha evidenziato una forte contrazione nei primi due trimestri, in misura analoga alla media nazionale; la flessione è stata molto più accentuata fra aprile e giugno.
La riduzione dei livelli di attività ha coinvolto tutti i settori. Nell'industria la flessione ha interessato i principali comparti di specializzazione regionale e ha riguardato sia le vendite interne sia quelle sui mercati esteri; soltanto le imprese alimentari e farmaceutiche hanno registrato una dinamica migliore, sostenuta anche dalle esportazioni. Nel terziario la diminuzione dei volumi di attività è stata più marcata per il commercio di beni non alimentari e per i servizi di alloggio e ristorazione; questi ultimi hanno risentito della forte riduzione delle presenze turistiche. Il deterioramento del quadro congiunturale si è riflesso in una minore spesa per investimenti.
L'occupazione è diminuita, dopo una prolungata fase espansiva. Il calo si è concentrato nel secondo trimestre dell'anno ed è riconducibile soprattutto al mancato rinnovo dei contratti a termine giunti a scadenza. Gli effetti della crisi in atto sui livelli occupazionali sono stati attenuati dalle misure pubbliche di sostegno al reddito e dal blocco dei licenziamenti. La fase congiunturale avversa ha scoraggiato la ricerca attiva di un'occupazione, traducendosi in una flessione dei tassi di partecipazione e di disoccupazione.
Il fabbisogno finanziario delle imprese, aumentato fortemente nei mesi successivi allo scoppio della pandemia, è stato gradualmente soddisfatto dai finanziamenti bancari; questi ultimi sono tornati a crescere dal mese di marzo e hanno accelerato nel periodo successivo, sospinti soprattutto dall'introduzione di garanzie pubbliche. I prestiti alle famiglie hanno rallentato sia nella componente del credito al consumo sia in quella dei mutui per l'acquisto di abitazioni. L'incertezza sulle prospettive ha indotto famiglie e imprese ad accrescere il risparmio a fini precauzionali e ciò si è riflesso in un marcato aumento dei depositi.
Gli indicatori disponibili per i mesi estivi mostrano una ripresa delle attività, sebbene i livelli rimangano al di sotto di quelli dell'anno precedente.
In prospettiva i rischi al ribasso appaiono ancora rilevanti e legati prevalentemente agli sviluppi della pandemia e alle conseguenti scelte di consumo e investimento da parte di famiglie e imprese.




Piacenz@ - Economia, Lavoro e Società - Sezione Articoli - 10/12/2020